31 gennaio 2008

La Sorgente

Saliamo insieme sulla montagna senza nome,
sediamo sul masso verdeazzurro senza età,
osservando quieti il tempo tessere il filo di seta
che crea la dimensione detta spazio.
Thic Nhat Hanh, The Collected Poems, Berkley, 1999.
*

Bisogna proprio crederci

I giochi di questi bambini curiosi che sono i nostri
Giochi semplici che incantano i loro occhi
Pieni di una febbre che li avvicina e li allontana
Dal mondo in cui sogniamo di far posto agli altri

I giochi di nuvole e d’azzurro
Di cortesie e di scorribande alla stregua di un cuore futuro
Che non avrà mai colpe
Gli occhi di questi fanciulli che sono i nostri occhi di un tempo

Avremmo incanti quanti mai ne ebbero le fate.

Paul Eluard, Ultime Poesie d’amore, Milano, 1965.
*

Non ci sono sconfitte con Giacinta

Giacinta nega le sconfitte in amore.
Non ci sono né vincitori né vinti.
dalle sue zuffe dolci e tormentose
usciamo sempre arricchiti.
Certo, Giacinta! Certo!

Per la tua divina intenzione, eccoti un forte bacio.
Anche se poi ti vedo impallidire
davanti a un dramma sentimentale
in cui Gilbert, John Gilbert,
subisce la sconfitta da parte di una stella fotogenica.
José Moreno Villa, Giacinta la rossa, Torino, 1972.
*

17 gennaio 2008

Quasi tutti sostengono che, in rapporto al piacere e all'ira, alcuni uomini riescono a dominarli, altri invece ne sono dominati; e le cose stanno proprio in questi termini. Però, nel caso dell'ignoranza, non si è mai sentito dire che qualcuno riesca a vincerla, mentre altri ne siano vinti.
Platone, Leggi, IX 863 D.
*

Dopo la doccia,
fra le rose inzuppate,
Scompiglio di uccelli bagnati
Jack Kerouac, Il libro degli haiku.
*

14 gennaio 2008

l’impassibile serenità del mistero
se ne infischia di ogni aspetto fiero:
mi tiene tacendo in iscacco
mentre guardo alla pagina
e a chi, dietro le righe, si agita

quando le sirene marittime
traversano la notte
si fa la figura del matto a credere
che suonino per le nostre lotte
Enrico Testa, In controtempo, Torino, 1994.
*

Le radici vanno in senso verticale scompaiono nel terreno
si addentrano scavano
la loro esistenza è invisibile e oscura
tentano di separare i granelli di sabbia
le pietre le rocce
di penetrare lava e minerali
scagliate in superficie
inattive inaridiscono
le loro dita nodose sono tese verso il cielo
la loro preghiera è ingarbugliata e intraducibile
l’esperienza della radice:
la vita è penetrando nel profondo
Ryszard Kapuscinski, Taccuino d'appunti, Forum, 2006.
*

La faccia

Vedimi con tutti i terrori sulle mie strade,
I relitti incrostati che imputridiscono nei miei mari,
E l’impassibile ovale della mia faccia
Che muta pigramente al modo della luna
E misteriosamente è formato per piacere
E ornare l’osso angoloso di grazia effimera.

Avrei dovuto portare una maschera di terrore, aspetto
Tale da sgomentare e fugare speranza e fede,
Un po’ carnaio, un po’ campo di battaglia, terra sconvolta.
Invece sono un sorridente mare d’estate
Che dorme mentre di sotto da un estremo all’altro
Gli assassini, che han forma di sole e di stelle, s’ingozzano e giocano.
Edwin Muir, Un piede nell’Eden, Torino, 1974.
*

13 gennaio 2008

Mia Cara Bettina - mi diceva Navarro
sonatore di dolcemèle –
nel tuo paralogismo pistillico
in quel sofisma innocente e neoterico
c’è qualcosa che stona:
un tautologico diallèlo
in pleonastica forma
una verbigerazione pedante
e così la gordiana illusione
tu comprendi
risulta scarduffata e complessa.
Ma Bettina mia cara
perché non ti provi a esser più chiara?
*

6 gennaio 2008

insomma, poi risulta che ho una forte allergia alle cipolle.
Così smetto di assumerne e guarisco.
Ecco, detto tutto.

Un violino d’argento o di alluminio
non è un violino:
forse più splendido, non è più lui.

Certe strade si trovano anche al buio
ma certe no:
non voglio avere rimorso
di spingere qualcuno verso strade
a me più care
e un giorno poi si trovi sopra il vuoto.

C’è una parola,
quasi ho vergogna a dirla
anche se indispensabile – non si usa
e può sembrare un po’ professorale:
maieutica.
È l’arte di aiutare a partorire,
la scienza di far nascere alla vita.

È strano e non è strano
che non sia una voce popolare:
chi di noi riconosce
la mano della propria levatrice?
Danilo Dolci, Poema umano, Torino, 1974.

da CANTI DELL'AURORA

Lieti abbiamo ritrovato la nostra ombra umorosa,
il nostro corpo tumido di sangue,
e il nostro vivace caldo alito e la nostra voce impetuosa,
e la nostra alta missione
nelle umide labbra delle rocce di velluto
la cui pelle freme al tocco del sole.
...
Lontanaze e desideri
ardono all'estremità della spiaggia
- la notte gli sorride,
la piccola alba li disperde.

Guarda la rosa
e vedrai come i tutti i paesi si somigliano:
guarda gli occhi del tuo piccolo fratello
e vieni che ce ne andiamo.
Yànnis Sfakianàkis.

4 gennaio 2008

CONDIZIONE

Il male e il bene sono due specchi
della stessa illusione: che è quella
di viver padroni dell’essere proprio:
e la persona ne porta la soma, metà
per sua scelta, metà per decreto delle
cose. Le leggi vi aggiungono il loro
rescritto, parvenza solenne tra giustizia
e ingiustizia. Lasciate perciò alla
speranza, sorella umilissima di tante
mai piaghe, di medicarle col suo breve
lenimento – il sogno. E tuttavia, peccato!
Protesta la sempre fuggitiva verità.
Carlo Betocchi, Poesie del sabato, 1980.
*
La verità è "fuggitiva".
*

3 gennaio 2008

Se vuoi piantare
pale di fichidindia e avere frutti
freschi sotto il bruciare delle spine:
quando le interri turgide di umore
flosce si infradiciscono e disfanno,
quando le asciughi al sole ed essenziali
sai interrarle
le intime filigrane si radicano
affondano vitali.
Danilo Dolci, Poema umano, 1974.
*

Cari Loli Tutti,

buon anno.
*
Per quanto riguarda quella questione della Verità assoluta e
Della mente autentica, volevo chiarire che la mia religione
non ne approfondisce misteri.
Poco ne parla.
Direi pure che: concede una certa libertà di interpretazione.
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Invece la questione del non accavallare le gambe, datemi retta, funziona.
Se soffrite di dolori cervicali, stateci attenti quando vi sedete.
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Per sostituire le uova nella preparazione dei dolci lievitati,
potrete usare la farina di ceci emulsionata con un po’ d’acqua.
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Si è voluto fare di Sisifo un eroe esistenzialista, un outsider e ribelle di tragicità sovrannaturale, avvolto da un satanico fulgore. Forse è tutto errato. Forse Sisifo è qualcosa di molto più importante, ossia un personaggio della vita quotidiana. I Greci interpretarono il suo nome come il comparativo di sophos, intelligente; Omero lo definisce addirittura il più intelligente di tutti gli uomini. Non era un filosofo, ma una mente astuta. Si narra che riuscì a incatenare la morte e che più nessuno morì sulla terra finchè Ares, il dio della guerra, liberò la morte e le consegnò Sisifo stesso. Ma questi raggirò la morte per la seconda volta e riuscì a tornare sulla terra. Dicono che sia diventato molto vecchio.
Più tardi, come punizione per la sua avvedutezza, fu condannato a far rotolare un pesante macigno fino alla sommità di un monte, in eterno. Questo macigno è la pace.
Hans Magnus Enzensberger, Prospettive sulla guerra civile, 1994.
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