14 ottobre 2007

IL LOGOS NELLA QUINTA STRADA

I

Settembre e la Quinta Strada hai detto,
lo hai quasi detto come se fossimo morti:
poi, come ripensandoci, ancora hai domandato:
“E’ d’amore la prima parola che nasce,
il nostro parlare è tutto amore, ogni parola
quindi, come una gentilezza o una benedizione?”
il cuore, dunque,
è chiamato così perché noi amiamo il cuore?
Oppure è stato il cuore a farsi una parola?
Assurdo: noi cerchiamo un perché, poi ci scopriamo
Perduti in un assurdo algebrico.
La bufera tra noi o, sui giornali,
innovazioni nella moda degli abiti,
la donna senza petto o l’uomo senza sesso –
dio, come si fa insipida questa nostra vicenda
se questo è quello che si trova in fondo
a ciò che dio iniziò! L’angoscia, hai detto?
Angoscia ingiusta o divina?
Suona, suona
Canzoni da juke box di questo giorno inverso,
le cose da dar via, da dire di sfuggita,
non ricordare il cieco che tenta col bastone
e non vedrà mai più l’azzurro dell’autunno,
il ragazzo che vende alla pioggia i giornali bagnati,
il Gran Consiglio di Amministrazione, con perdite e profitti:
fuggi da ciò, cerca di liberarti, ma il dolore,
l’angoscia resteranno.
E dev’essere così,
così dev’essere. Cosa saremmo noi
se non fossimo – e sempre – sradicati,
se soffia il vento, insieme a ogni albero,
se non fosse spezzato il cristo in noi?
Cosa faremmo
Per la quarta, la quinta, la celeste strada
E non sperando in una ricompensa
O in vanitose carità
Ma con vera umiltà, di quella vera?
Guarda il carrubo, coi rami spezzati,
lo ha ucciso la tempesta. Guarda
le foglie macilente coperte di fuliggine,
soffri con la radice premuta
e contorta sotto il fetido asfalto!
Vieni via,
abbiamo due poltrone per la nuova commedia,
i Gigli di Gomorra, Le Campane di Sodoma,
lasciamo per domani ogni malinconia.

Conrad Aiken, Il Logos nella Quinta Strada, Guanda, 1964.
La traduzione è di Roberto Senesi e Francesco Vizioli.
Costava duemila lire.
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