16 novembre 2007

14.

“(…)
Che cosa ci spinge a trovare simboli e corrispondenze? Forse una specie di terrore al pensiero di strade vuote, di distanze non misurate da qualche passo, di cose irreparabilmente lontane, perdute – e che dunque, manifestino l’irreparabilità della lontananza, della perdita.

Non è come se la poesia avesse la funzione sostanziale di trovare simboli e corrispondenze? Un vero e proprio ruolo sociale…

Nella rima, segni grafici e musica annullano distanze, mettono in evidenza corrispondenze. Al di fuori della dimensione di ogni logica. Nella dimensione di qualche “verità”.

Le corrispondenze materiali prodotte dalla rima si trasformano, in noi, in corrispondenze immateriali – di sensi, di significati.

Corpo pensato, in fuga, da una figura all’altra. Lungo la grande via dei simboli, delle corrispondenze, delle analogie. Vita che continuamente fluisce. Contro l’irrigidimento che è della morte.
(…)”



Emilio Tadini, La distanza, Einaudi, 1998.
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