5 ottobre 2007

15. La Modestia

15.
Ricordo gli amici morti senza tristezza, perché quando c’erano li avevo come se potessi perderli; ora che sono morti li ricordo come se fossero ancora vivi.

Matteo Ricci, Dell’amicizia, Quodlibet, 2005.
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In effetti, non mi è tanto chiaro del perché uno apra un blog.
effettivamente, le copie in carta dei fatti nostri sono così
facilmente rinvenibili che a tutti gli effetti, tanto vale
appendere pensieri in memorie di pubblico sconfino.
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Mah.
Boh.
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E, poi, comunque c’è pure da dire che, sempre nel tema degli effetti,
se uno scrive, l’altro passa e legge, e poi il primo si risente perché
quello non doveva leggere ciò che ha letto, allora il secondo si stizzisce
perché il primo forse s’era offeso e allora poi arriva sempre il secondo
fratello siamese di Robert, a cavallo di qualcosa.
Mica l’ho capito perché sia tanto facile cedere al narcisismo.
Così mi sono applicata di buzzo buono per comprendere a pieno il significato
delle tagghette.
Non tutti le usano ma anche il beige, talora, appare démodé.
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Al momento, nei giri che frequento in internet,
forse internet è un interno mondiale mentre rete è solo parentale
beh, ci trovo solo passeggini con certificati mammiferi di validità ed efficienza, pubblicità di salumi, ridde di montacaricaturisti, un paio di censori,
qualche calendula, tutti i film in programmazione da qui a 10 secondi
prima della fine del mondo, sotto, dentro, in mezzo e nel frattanto di casa mia.
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Non ho capito niente delle targhette così ho cercato di capire cosa sia un blocco rotante.
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La coerenza del moto:
“E così – mi spiegava
per imparare a truccarti devi fare le prove la sera, prima di andare a letto.
Si chiama la “prova cuscino”, non deve rimanerne nemmeno un puntino.”
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