5 ottobre 2007

Campi d’alopecia

ma
la teniamo scritta infronte e descritta
la nostra sicurezza a sfoglia di cipolla
e per non lagrimare in sua presenza
s’innalzano i cessi della coscienza
diciamo
che qui ti aspettavo proprio qui
nel campo di mine da cui tiriamo gli occhi
come i piedi d’acqua bollente
passando dinanzi al preistorico obelisco
che ci ritrae in preda al futuro anteriore
nel campo dove i secoli con le loro bandiere
riparlano la lingua dell’arto fantasma
e dove la vita continua in verticale
ad essere il lapsus del suo stesso sogno
inteso nel senso di sogno. Come non detto.


Lino Angiuli, CAMPI D’ALOPECIA, Licata, 1979.
*

Nessun commento: