3 ottobre 2007

Catarsi

Sceso nei gabinetti di decenza,
dove una vecchia Musa imbambolata
traballa su una sedia notte e giorno,
notò che dagli archi di verdi cascate,
dai folti pennacchi di getti metifici
scaturiva un paesaggio consolante.
Un liquido limbo d’un tratto si apriva,
inghiottendo nella sua melma d’oro
filari di freddi fantocci impalati
fra le bianche ganasce di maiolica.
Liberarsi di un peso primordiale,
come d’un truce rimorso fiottante,
slittare nell’involucro di muffa,
nell’imbuto di sudici zampilli,
nel ventre limaccioso della terra.
Come una musica mesta di Ellington,
la pigra linfa delle catacombe,
il balsamo di fetide poltiglie,
lo stillicidio del molliccio informe
ti disacerba, ti invischia, ti dondola.


Angelo Maria Ripellino, Einaudi, 1990.

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