28 ottobre 2007

Luna capocoda

L’amico pittore non sa che pensare:
motti, rimbrotti, detti e versetti.

Contempla perplesso il brogliaccio impiastrato
s’aspettava un poema se non proprio serio
almeno un po’ austero.
Lo vedo sorridere ma poi dissentire
la cultura si fa in altro modo
in ben altra maniera.

Eppure arranchiamo compatti e malconci
su di una mulattiera a strisce e rigoni

E allora dimmi, nequizia, malinconia e tristezza
non assonano meglio in
liquerizia, sinfonica malìa
in uno sfavillio di ardente ebbrezza?
Negrizia, nelle une e nell’altre
ma quanta mestizia ci vuole
per parlar male del sole
quanta furbizia piangevole
per rendere un’egloga
da scaltra in piacevole
quanto poetico dolore
per cantar di un verme che vive e si pasce
nei desolati racconti di nostre ambasce.

Brutta strega e vecchia megera
se incontrassi il Mago dei Tre desideri
primamente lo inviterei a ballare in una balera
indi, dopo averlo fatto ubriacare benino
cercherei di piegarlo ai miei bassi piaceri

E mentre lui sempre più brillo
in procinto di finire sotto il tavolino
riderebbe buffo come un cardellino
civettando con leziosi poteri
gli direi, ormai in confidenza:
senti Maghetto, concedimi una licenza
che abbia parvenza di magniloquente poesia
che sia Forte e Possente
più, molto più di qualunque magia
rendimi saggia e convincimi che una sola luna
mi recherà prosperità e fortuna
fammi scordare, non voglio più vedere
lugubri incanti, macabri splendori
sono stanca di tanti Orfeo ed Euridice
fammi imparare a esser stupidamente felice.

E lui mi dirà:
Va bene Bimbetta,
ma la prossima volta invita Minerva.
*

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