17 maggio 2008

L’età del ferro

Sono passate molte vite da allora,
l’empietà degli uomini, gli stupri,
gli uxoricidi e gli agguati
e i fratelli assassinati a tradimento
per avidità e sete di possesso,
latrati nelle stanze di notte, usura,
tempo di lupi, la truce età del ferro.
Svanisce soffocato da quei fiotti di sangue
il ricordo del tempo più antico,
l’oro delle spighe nel sole, gli alveari,
la morbida giornata sulla riva del ruscello
a decifrare il canto del mondo.
Più forte rimbomba nelle tempie
il cupo strazio dell’età del ferro.
E poi le grandi nuvole addensarsi
contro le vette e diffondersi ovunque,
un cielo nero come pece sudante
e poi l’esplosione, il diluvio:
l’acqua che sommergeva i campi e le alture,
invadeva le case e seppelliva il mondo.

E il silenzio finale e io, dal fondo
risalire nuotando tra le attinie,
il primo canneto, i palmipedi,
e poi rinato il mondo visibile
che mi portò via da lui, dal mio corpo.
Ora lo guardo e lo amo all’infinito,
ora che non è più me stesso.
Tutto ritorna di quel tempo plumbeo,
e non c’è fibra nel buio del ricordo
che brilli come quando nella notte
vedevo i segni dell’età dell’oro.
Sono passate molte vite da allora
ma nella morte mai trapassò la vita.
Io tornerò a lui, rifarò mondo
Di me e di altre anime perse.
Roberto Mussapi, La stoffa dell’ombra e delle cose, Milano, 2007.
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