30 giugno 2008

Il pensiero positivo

che tutto era cominciato con quella storia del tronco del fico che diveniva altro
identificato nell’oggettivazione concreta o complemento a una scaramantica devozione

e poi si era passati a considerare che nella sacra iconografia nosocomiale
il santo dalle gote romanzate si era accresciuto di gran numeri mentre in ogni sala
sia convegno o mensa ristoratrice, la Sacra Cuoca Azzurra
andava ricoprendosi di rosari “come fossero lucchetti su lampioni”

e poi era uscita fuoril'altra storia di quel tale che in definitiva
aveva evidenziato un chiaro semplice lampante, un banale elementare
disturbo neurologico, dovuto – chissà
allo scontato problema della dolorosa trasfigurazione dell'infanzia
insomma una dislessia di tipo certo ed ovvio squisitamente emozionale
che a leggere al contrario non risultava essere stato usato un grande scernimento

- fantasia del verbo “ozpetecare” –

e poi si era finiti fino al fuori del ragionamento sulla fine di quel principio
del fattivo tattile per cui ogni atto diventava “tipo un attrezzo”
scagliato al barilozzo dell’evoluzione che da elefante a liocorno
ritornava indietro ed era quindi ancora chiaro a tutti che il concetto
si infrangeva nella solita duale convinzione

alcune cure possono generare discronia poiché pur cominciando
il tempo della guarigione questo non appare ancora presente.

Amici, quanto ho riso.
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