6 giugno 2008

IV.

Pura nella solitudine e nell’ora lenta, un donna
fa scivolare, con moto di albero o di grido amoroso,
dolce, lungo le braccia innalzate, la tunica. Mentre
già brilla il busto segreto, in alto, prigioniera del lino
rimane la testa. Un attimo o due. Ah! Basta per rompere
foscamente il legame fra la bella e questo
timido giugno che da lei attendeva, nuda nell’onda,
gioia ed impulso fluviale per farsi perfetto? È bastato
dato che tu, imponderabile cosa di oro e di sguardo,
testa, fiore dritto, ne sorgi indecisa – come temendo
il nulla del silenzio ora, complice fausto di prima?
Un cuculo canta d’improvviso, innocente.
Lei sorride. Torna a scorrere il sangue giovane del mondo,
salta, brusco, come la magnifica, e corre avanti nel tempo
verso soli più maturi – e lei nuota, oh ritmo!
verso l’estate eccessiva – lei e i miei occhi e gli dei!
Carles Riba, Elegie di Bierville, Torino, 1977.
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